Che cos’è la plusdotazione?

Quando si parla di plusdotazione il primo aspetto da mettere in luce è che l’alto potenziale cognitivo non si configura come una condizione clinica da diagnosticare, ma è al contrario un aspetto del funzionamento di quel bambino o ragazzo, a cui possono conseguire tutta una serie di potenzialità e risorse, così come elementi di maggiore criticità. Sebbene dunque la plusdotazione non sia in alcun modo una categoria diagnostica, questo non vuol dire che le persone gifted non incontrino delle difficoltà o non manifestino delle fragilità nei loro diversi contesti di vita, specialmente in ambito scolastico. Il fatto di avere un QI superiore alla media, inoltre, non solo non è una garanzia di successo dal punto di vista degli apprendimenti e del percorso scolastico, ma talvolta è un fattore che crea, se non adeguatamente gestito e supportato da parte degli adulti, non pochi ostacoli agli alunni. Ecco perché è fondamentale che genitori, terapeuti ed insegnanti lavorino assieme per creare le condizioni affinché l’alto potenziale possa diventare per il ragazzo una risorsa e possa consentirgli di esprimersi al meglio delle sue possibilità. 

Plusdotazione e scuola

Ad oggi nel contesto scolastico italiano non c’è ancora un riconoscimento ufficiale degli alunni plusdotati e questo fa sì che manchino le linee guida per l’identificazione degli studenti gifted e per la messa a punto degli interventi educativi e didattici maggiormente in linea con le esigenze di questi ragazzi. Nel febbraio 2019 un passo avanti in questo senso viene fatto dalla proposta di legge Zanettin relativa alle “Disposizioni per il riconoscimento degli alunni con alto potenziale cognitivo, l’adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico”. Nell’aprile 2019 con la nota n.562 il MIUR afferma che l’alto potenziale debba rientrare nell’ambito dei Bisogni Educativi Speciali, nella prospettiva di una “personalizzazione degli insegnamenti, della valorizzazione degli stili di apprendimento individuali e del principio di responsabilità educativa”. In quest’ottica si apre la possibilità per i docenti di valutare l’eventuale necessità di formulare un percorso di personalizzazione formalizzato in un PDP. Tale strumento si rileva estremamente prezioso se viene pensato nell’ottica di supportare gli studenti gifted nella direzione del mantenimento della motivazione allo studio, prevenendo e scongiurando esiti quali l’abbandono scolastico. 

PDP e plusdotazione 

Partendo dal presupposto che ciascun bambino e ragazzo gifted ha una sua personalità, inclinazioni peculiari, risorse e potenzialità, fatiche e fragilità che non possono e non devono essere generalizzate ma valutate e accolte nella loro specificità ed unicità, nel pensare ai contenuti del PDP è possibile fare cenno ad alcune evenienze che si rilevano con maggiore frequenza. In primis è molto probabile che un bambino gifted arrivi alla primaria avendo già acquisito buona parte degli apprendimenti di base (letto-scrittura e calcolo), che costituiscono il contenuto principale degli insegnamenti dei primi anni scolastici. Già questo aspetto apre scenari meritevoli di un approfondimento e di una messa a fuoco. Può accadere infatti che l’alunno provi noia, demotivazione e frustrazione durante le lezioni e che questo abbia un impatto sul coinvolgimento e sulla partecipazione del bambino. Inoltre, ciò che il piccolo apprende abbastanza precocemente è che per andare bene a scuola non occorre fare molta fatica, non è importante impegnarsi e questo è un elemento che potrebbe produrre qualche effetto negativo nel successivo percorso di studi. Infine, è abbastanza frequente che la sperimentazione di un contesto poco stimolante e nel quale occorre rimanere per molte ore durante la giornata ingeneri delle fatiche sul piano emotivo e su quello delle relazioni con i pari e con gli adulti di riferimento. Nella stesura del PDP tutti questi aspetti devono trovare ampio spazio e devono stimolare l’adozione di modalità di insegnamento in linea con le esigenze di stimolazione e gli stili di apprendimento delle persone ad alto potenziale. Un’altra situazione con cui spesso ci si trova a confrontarsi è il fatto che gli studenti gifted sovente sono brillanti e capaci in una particolare area di apprendimento e invece faticano, talvolta anche in misura significativa, nelle altre. Ecco dunque che gli obiettivi devono essere calibrati sulle reali capacità di quel singolo bambino e devono essere pensati partendo da aspettative realistiche (non troppo basse ma nemmeno troppo elevate!) circa le sue competenze e potenzialità. Infine è importante sin dal principio costruire e curare la dimensione relazionale e accompagnare e sostenere il bambino nel confrontarsi con la frustrazione, con gli eventuali insuccessi e con la fatica che inevitabilmente è connessa agli apprendimenti.

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta