Il sogno nella storia della psicologia

Freud, il padre della psicoanalisi, sosteneva che i sogni fossero espressione dei desideri inconsci della persona e avessero la funzione di custodire il sonno notturno, fungendo da guardiani del sonno. Fromm, invece, riteneva che, mediante il sogno, gli individui potessero accedere a delle eventuali soluzioni di problemi o situazioni di stallo.

 Negli ultimi anni le neuroscienze, le teorie psicoanalitiche e la pratica clinica hanno evidenziato come i sogni siano un’esperienza, attraverso la quale organizziamo e regoliamo le nostre emozioni, sulla scia delle motivazioni e dei bisogni che via via contrassegnano la nostra realtà quotidiana. Il cervello umano infatti è attivo costantemente, 24 ore su 24 e durante il sonno questa attività può assumere la forma di immagini sensoriali e parole dette o non dette, ovvero può esprimersi nei sogni. Entro tale quadro teorico di riferimento, dunque, lo scopo del sogno è quello di processare le informazioni, che arrivano al nostro cervello e regolare le emozioni, a secondo delle priorità motivazionali di ciascun individuo, in quel particolare momento della sua vita. 

Che cos’è il sogno?

Il sogno si esprime attraverso immagini, non caotiche ma ordinate in modo sequenziale, che rimandano ad un significato e sono il risultato dell’elaborazione dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Inoltre, ci sono alcune differenze tra un sogno e l’altro. Per esempio, i sogni che facciamo durante il sonno REM, ovvero la fase del “sonno paradosso”, sono densi di immagini e dunque più impattanti dal punto di vista emotivo e sensoriale, da quelli che facciamo durante il sonno non REM. L’attività del sogno può, dunque, andare dalla semplice ripetizione di un evento, che viene in questo modo registrato in memoria, sino a svolgere funzioni ben più complesse, come risolvere problemi emotivi o situazioni fonte di preoccupazione per la persona. I sogni contribuiscono, infine, a consolidare nella memoria i ricordi e le percezioni di sé, sia quelle positive che quelle negative, che l’individuo sperimenta nelle contingenze relazionali. E’ proprio per questo motivo che il sogno può incrementare e amplificare i ricordi sia degli eventi traumatici che di quelli emozionanti e coinvolgenti. 

Perchè sognamo?

Il sonno REM compare già quando il feto si trova nell’utero materno e, sin da quel momento, è possibile ipotizzare che svolga la sua funzione di organizzazione dei dati sensoriali. Anche prima della nascita quindi il bambino, durante il sonno, registra memorie, come immagini, odori, contatto fisico, esperienze cinestetiche e propriocettive. Il bambino trascorre il 50% del sonno nel sonno REM, mentre questo periodo scende al 25% nell’adulto e al 15% nell’anziano. Sognare favorisce la strutturazione del sistema nervoso, la costruzione delle rete neurali e il potenziamento della memoria e delle categorie organizzative. 

La ricerca empirica ha dimostrato che il sonno e i sogni REM contribuiscono agli apprendimenti e sognare dunque svolge una specifica funzione evolutiva per l’essere umano. Le risultanze di questi studi trovano conferma nel fatto che quando una persona, adulta o un bambino, nella propria quotidianità, è impegnata nell’apprendimento di attività o nello svolgimento di compiti nuovi e poco famigliari, il sonno REM aumenta, così come si verifica un incremento di quest’ultimo quando l’individuo si trova a fare i conti con esperienze traumatiche.

Inoltre, i sogni sono una manifestazione di quello che ciascuno di noi vive nelle sue giornate, di quello che ascoltiamo e sentiamo a livello emotivo. Per esempio, se una persona ascolta un racconto, poco prima di prendere sonno, è più facile che il ricordo venga rievocato come contenuto dei sogni. 

Infine, il sogno supporta l’acquisizione di nuove percezioni di sé e dell’altro e di sé con l’altro, attraverso lo strutturarsi di nuove rappresentazioni del comportamento, che emergono attraverso le immagini oniriche. 

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta