La crisi all’interno della coppia è espressione del fatto che l’amore, così come tutte le cose che fanno parte della vita, non sono statiche e sempre uguali a sé stesse, ma evolvono e si modificano con il tempo. Per usare delle parole di Michele Minolli: “l’amore ha dentro di sé il seme del movimento”. Ecco perché con il trascorrere dei mesi e degli anni, i due partner sono inevitabilmente chiamati a confrontarsi con il compito di mettere mano alla loro relazione e trovare un nuovo modo di rapportarsi tra loro e questo passaggio, oltre che non essere semplice, talvolta richiede che la coppia possa accedere ad un aiuto esterno, al fine di essere supportato in un frangente tanto delicato. Questo succede in particolare quando si esce dalla fase dell’innamoramento e occorre fare un passo ulteriore nella propria relazione. Infatti, come la vita, anche l’amore è un processo e a volte prende strade, che sono differenti da quelle che aveva imboccato all’inizio del suo percorso. Ognuno di noi sperimenta dunque come, nei diversi momenti della propria vita, emergano modi diversi di amare, che ci fanno scontrare con ostacoli e paure, quelle paure che sono inevitabilmente parte integrante del cambiamento e che ci fanno temere di poter perdere quell’amore che avevamo sperimentato nelle fasi iniziali del rapporto di coppia. Per comprendere meglio che cosa significhi amare ci si può accostare ad un altro termine che, essendo meno utilizzato, può aiutare a fare maggiore chiarezza, ovvero la parola l’investimento. Quando due persone si amano ed instaurano una relazione duratura stanno facendo un investimento reciproco l’uno nei riguardi dell’altro. Ma perché due persone si scelgano rimane, in fin dei conti, un mistero e, pur pensandoci, non sarà facile trovare un motivo reale e tale da spiegare davvero fino in fondo il nostro investimento. Senz’altro, almeno inizialmente, la sensazione è che l’altro risponda alle nostre attese e ai nostri bisogni e che tale rispondenza sia reciproca. Quando subentra la crisi accade che questi vissuti vengano meno e spesso si ha la sensazione di “non riconoscere più” la persona che si ha accanto. 

Rimanere insieme per i bambini o separarsi per il bene dei figli?

Naturalmente questa domanda può avere una sola risposta: separarsi è una decisione che deve essere presa all’interno della coppia e che non deve essere formulata in relazione ad un presunto maggiore benessere dei bambini, quando la coppia genitoriale è unita. Dunque perché stare assieme quando non si prova più niente per il partner? Perché voler sacrificare la propria vita per un amore che non c’è più? I figli devono poter godere di un contesto di vita sereno e questo nella maggior parte dei casi non è possibile quando due persone stanno insieme in nome del bene di qualcun altro, anche quando questo “altro” è il proprio bambino o ragazzo. Sicuramente la separazione è un momento della vita doloroso per tutti, anche per i figli, che devono confrontarsi con il venire meno di uno dei pilastri della loro crescita e che devono abituarsi ad uno stile di vita che inevitabilmente cambierà, ma quello che davvero conta è il modo in cui viene gestita la separazione dai due partner. Spesso separarsi non è una decisione, una scelta che viene fatta razionalmente, “con la testa”, ma è un vissuto che matura lentamente con il passare del tempo e dunque partire da ciò che ciascuno sente come maggiormente opportuno per sé è non solo comprensibile ma anche meritevole di rispetto e di un atteggiamento che possa andare oltre il giudizio su ciò che è giusto o sbagliato, corretto o scorretto, anche nei riguarda dei propri figli. Senz’altro un genitore è chiamato, in virtù del proprio ruolo genitoriale, a fermarsi e riflettere sui motivi delle decisioni prese, entrandoci dentro e soppesandole con accuratezza, proprio perché la separazione è un evento che, più di altri, tiene conto di una molteplicità di variabile e interrompe un flusso di aspettative, che non sono solo quelle dei due partner ma anche dei figli stessi. Ecco dunque la ragione per la quale la separazione non è una scelta semplice e scontata e non può essere esente da un certo grado di sofferenza. E’ una decisione che richiede un tempo per poter essere maturata ed elaborata da parte di tutti coloro che ne sono coinvolti. In ogni caso, se rimanere insieme per i figli non è mai una soluzione opportuna, poiché i bambini finirebbero per respirare un clima di ostilità e conflittualità che logorerebbe il quotidiano di tutti, analogamente è fondamentale che gli ex partner facciano un lavoro su di sé per evitare di cadere in comportamenti che finiscono per vedere nei figli un elemento attraverso il quale gli adulti esprimono la sofferenza che inevitabilmente accompagna ciascuna separazione.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta