Molto spesso accade che i bambini o i ragazzi autistici presentino delle modalità di comportamento, dei pattern motori o vocali ripetitivi e rigidi e che, in alcuni casi, possono creare difficoltà nei momenti di vita quotidiana e nei contesti sociali e relazionali. In quanto genitori, insegnanti, educatori e terapisti è bene adottare una visione più ampia e flessibile, evitando di irrigidirci a nostra volta dinnanzi al comportamento della persona autistica e di incaponirci al fine di interrompere la stereotipia. Teniamo presente che se un comportamento sussiste è perché ha una funzionalità per quella persona e quindi non può essere eliminato da un giorno all’altro, altrimenti vedremo facilmente come a tale modalità ne verrà sostituita un’altra, talvolta ancora più rigida della precedente. L’obiettivo deve essere dunque quello di limitare quelle stereotipie, che risultano particolarmente interferenti con la vita sociale e relazionale della persona, provando ove possibile a limitarne le conseguenze negative.

Cosa sono le stereotipie?

Le stereotipie, che nel DSM V vengono individuate come uno dei criteri per formulare la diagnosi di Disturbo dello spettro autistico, sono delle condotte comportamentali ripetitive, talvolta bizzarre e inappropriate al contesto e che interferiscono con il funzionamento della persona autistica e con il mantenimento di una buona qualità della vita. 

Le stereotipie comportamentali 

Spesso le stereotipie si esprimono su un piano comportamentale nei termini di un’adesione rigida a schemi, ruotine, tempi e spazi, che devono rimanere il più possibile uguali a sé stessi e impermeabili al cambiamento. 

Esempi: mettere in ordine o allineare oggetti, tamburellare ritmicamente su una superficie, percorrere sempre lo stesso tragitto per recarsi da un luogo all’altro, spegnere o accendere le luci, chiudere o aprire le porte, selezionare solo alcuni alimenti. 

Le stereotipie vocali 

Anche il linguaggio e il canale verbale e vocale può essere impiegato in maniera ripetitiva dalle persone autistiche, sia con funzione autostimolatoria, che a seguito delle difficoltà sovente manifestate sul piano della comunicazione pragmatica, della mancata comprensione degli aspetti non verbali e contestuali della comunicazione, della scarsa competenza nel decodificare e percepire l’ironia e gli aspetti metaforici del linguaggio. 

Le stereotipie motorie 

Sono movimenti ritmati, afinalistici, fissi e non funzionali, che possono riguardare varie parti del corpo (testa, collo, tronco, mani, arti inferiori o superiori) e nei quali la persona sembra concentrata o assorbita.

Esempi: strofinare o battere le mani, camminare in punta di piedi (toe walk), dondolare il tronco avanti e indietro, digrignare i denti, tirare i capelli, battere i piedi, mordersi le mani, ruotare i polsi, muovere le dita delle mani davanti al viso. 

Gli interessi ristretti 

Gli interessi ristretti possono riguardare sia gli argomenti di conversazione che l’impiego esclusivo di alcuni oggetti o categorie di oggetti. 

Esempi: automobili o macchinine, forme tondeggianti o che possono ruotare (es. palle, biglie, trottole, eliche), orologi, numeri di telefono, meteo, personaggi storici o di fantasia, musica o strumento musicale. 

Come intervenire nelle gestione delle stereotipie? 

Innanzitutto occorre tenere presente che la stereotipia è una modalità che il bambino o il ragazzo impiega per mantenere un senso di sicurezza e stabilità e un ordine, sia mentale e interno che concreto e pratico, nella realtà circostante e nell’ambiente relazionale, che è per lui rassicurante su un piano emotivo e affettivo. Di conseguenza, l’interrompere o il modificare la stereotipia può ingenerare intensi vissuti d’ansia, preoccupazione e disorientamento. Poiché spesso le stereotipie hanno un impatto importante non solo sulla persona, ma anche sul suo contesto di vita, si rivela talora fondamentale intervenire al fine di contenerle, soprattutto quando le stesse emergono in ambiti, quali quello scolastico o lavorativo.

Si tratta tuttavia di un passaggio estremamente delicato, che deve essere programmato con l’aiuto dei terapeuti e degli specialisti, che si occupano del bambino o ragazzo. Inoltre l’intervento deve essere condotto in maniera tale da garantire, in ogni momento, un equilibrio “tollerabile” tra il mantenimento di un buon margine di ordine e prevedibilità, essenziale per la persona autistica e la graduale introduzione delle modifiche comportamentali. I cambiamenti non devono essere proposti in modo improvviso o imprevisto, bensì devono essere oggetto di una condivisione e devono essere presentati alla persona mediante il canale comunicativo per lei maggiormente accessibile (ad esempio, il canale visivo o iconico). 

Per quanto concerne gli interessi ristretti, infine, sebbene possano risultare limitanti, qualora divengano estremamente pervasivi, possono essere coltivati, approfonditi e raffinati, così da essere impiegati nel contesto scolastico per favorire l’interazione con i compagni e supportare l’autostima e il senso di efficacia personale del bambino o del ragazzo e se opportunamente orientati, possono divenire un elemento su cui investire, dal punto di vista formativo e lavorativo. Ad esempio, un bambino appassionato di storia può essere coinvolto in lavori di gruppo, presentazioni di specifici argomenti al gruppo-classe, approfondimenti di vario genere e successivamente la medesima passione può costituire la base da cui partire per il futuro impiego lavorativo. 

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta