Quali sono i disturbi alimentari più diffusi tra gli adolescenti?

L’anoressia, la bulimia e il binge eating sono i disturbi alimentari più comuni tra gli adolescenti, specie tra le ragazze e la cui diffusione tocca cifre decisamente rilevanti: solo in Italia 2,3 milioni di adolescenti soffrono per una patologia, che attiene al loro rapporto con il cibo. Tuttavia, queste cifre potrebbero essere sottostimate, poiché non solo dalla comparsa del problema spesso trascorre molto tempo prima che il disagio emerga e venga trattato, ma in alcuni casi può rimanere appannaggio esclusivo della persona che ne soffre. Naturalmente il disturbo alimentare è il modo attraverso il quale il giovane esprime un disagio, che attiene ad un livello ben diverso e riguarda il suo mondo interno, le emozioni, le relazioni, il rapporto con se stesso e con gli altri. Lavorare con un adolescente con un disturbo alimentare implica un coinvolgimento non solo del ragazzo, ma anche dei famigliari, i genitori in particolare, che devono essere accompagnati in un percorso, la cui importanza è analoga al lavoro terapeutico, che si svolge nelle sedute individuali con l’adolescente.

Perché tanti adolescenti soffrono a causa di un DCA?

Spesso i disturbi alimentari hanno un esordio in adolescenza e questo sovente accade in correlazione ai cambiamenti fisiologici e psicologici tipici di questa fase evolutiva. La pubertà infatti comporta alterazioni ormonali, cambiamenti nel proprio corpo e anche nel modo in cui viene regolata l’assunzione del cibo. È proprio nel contesto di questi profondi mutamenti che possono inserirsi abitudini alimentari poco funzionali ma transitorie, che costituiscono delle semplici variazioni temporanee della condotta alimentare oppure può strutturarsi un vero e proprio disturbo alimentare (per esempio, le abbuffate, il carving, l’assunzione poco regolata di cibo al di fuori dei pasti). Teniamo presente infatti che circa il 20% delle adolescenti pratica sporadicamente condotte restrittive o digiuni, ma tra queste solo una minoranza sviluppa un serio disturbo alimentare. Inoltre, le condotte alimentari disfunzionali possono essere una risposta della ragazza ai propri vissuti di ansia e turbamento legati alla sfera relazionale, all’emergere della sessualità e allo sviluppo puberale, che trova un momento di grande impatto nella comparsa delle prime mestruazioni. 

DCA: un fenomeno in preoccupante aumento

Nel periodo del lockdown si è assistito ad un incremento dei disturbi alimentari tra gli adolescenti pari al 30%, con un numero di nuovi casi, rilevati nel primo semestre del 2020, che si aggirava attorno ai 230.458. Anche tra gli adolescenti maschi si è verificato un aumento, pari a 4 volte, di ragazzi che hanno iniziato a sviluppare un disturbo della condotta alimentare. Un ultimo dato, decisamente allarmante, riguarda l’età in cui il disturbo compare, che diviene sempre più precoce, con casi di ragazzi che soffrono di DCA anche al di sotto dei 12 anni. Senz’altro tale aumento è stato una delle conseguenze dell’interruzione dei percorsi terapeutici e dell’allontanamento forzato da alcuni contesti di vita, quali la scuola e le relazioni amicali. L’Istituto Superiore di Sanità, a tal proposito, osserva come nei paesi industrializzati i disturbi del comportamento alimentare siano diventati negli ultimi anni un vero e proprio problema di salute pubblica che, oltre ad essere in costante aumento, costituisce la prima causa di morte tra gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali. 

Disturbi alimentari: a chi rivolgersi e come intervenire?

Anoressia nervosa, bulimia e binge eating sono condizione cliniche che rientrano nell’ambito dei disturbi psicopatologici, ma coinvolgono in maniera profonda e pervasiva anche la dimensione fisica e corporea e talvolta la attaccano in modo estremamente pericoloso. La terapia per i DCA deve dunque prevedere l’intervento coordinato di diversi specialisti, che devono essere coinvolti, previa valutazione delle esigenze e delle necessità specifiche della singola persona. Senza dubbio occorre impostare una terapia psicologica, ma è indispensabile il confronto e il lavoro con un nutrizionista, con esperienza e formazione nell’ambito dei disturbi alimentari. Ove se ne rilevasse l’esigenza possono essere coinvolte figure mediche, quali lo psichiatra, l’internista, l’endocrinologo e il ginecologo. Teniamo infatti presente che i DCA possono avere un impatto su moltissime componenti somatiche, come per esempio le alterazioni della funzionalità renale, i disturbi cardiocircolatori, gastrointestinali, endocrino-metabolici e dermatologici, i danni alla dentatura, i disordini neurologici ed ematologici e i deficit del sistema immunitario.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta