Nonno nota che sua nipote 15enne è sempre triste, poi scopre questo dato allarmante che riguarda metà degli adolescenti italiani

L’adolescenza rappresenta una fase delicata dove l’identità si costruisce tra dubbi, confronti sociali e una costante ricerca di approvazione. In Italia, circa 2 milioni di bambini e adolescenti soffrono di un disturbo neuropsichiatrico, e oltre 700.000 giovani italiani convivono con problemi di salute mentale, con ansia e depressione tra i più diffusi. Il dato più preoccupante è che il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Quando un nonno osserva i propri nipoti attraversare questo periodo mostrando fragilità emotiva e scarsa fiducia in se stessi, può sentirsi impotente, temendo che ogni parola di incoraggiamento venga percepita come anacronistica o invadente.

Eppure, il ruolo dei nonni nell’accompagnare gli adolescenti verso una sana autostima è più prezioso di quanto si immagini. Gli adolescenti che mantengono un rapporto significativo con i nonni mostrano livelli più bassi di depressione e maggiore resilienza emotiva. Il segreto risiede nella posizione unica che i nonni occupano: non hanno la responsabilità educativa diretta dei genitori, ma possiedono l’autorevolezza derivante dall’esperienza di vita. Questo li rende confidenti ideali, capaci di offrire prospettive senza il peso del giudizio quotidiano.

Il problema nasce quando i nonni, consapevoli del divario generazionale, si autocensurano per paura di apparire obsoleti. Questa ritrosia, però, priva i ragazzi di uno sguardo alternativo fondamentale in un’epoca dominata dal confronto spietato sui social media e dalla pressione alla perfezione.

Ascoltare prima di parlare: la chiave della connessione autentica

La tentazione naturale davanti a un nipote insicuro è quella di rassicurarlo immediatamente con frasi del tipo “Sei bravissimo” oppure “Non pensarci, passa tutto”. Queste affermazioni, seppur benintenzionate, rischiano di suonare vuote agli orecchi di un adolescente abituato a vivere in un mondo iperconnesso dove ogni successo viene quantificato.

La strategia più efficace parte dall’ascolto attivo e non giudicante. Questo significa creare spazi di conversazione dove il nipote si senta libero di esprimersi senza temere minimizzazioni. Domande aperte come “Come ti sei sentito quando è successo?” oppure “Cosa pensi che ti abbia fatto reagire così?” dimostrano interesse genuino e aiutano il ragazzo a elaborare le proprie emozioni, sviluppando consapevolezza emotiva.

Va sottolineato che esistono differenze significative di genere nell’esperienza dell’isolamento: circa un quarto delle ragazze di 15 anni ha dichiarato di sentirsi sola la maggior parte del tempo o sempre nell’ultimo anno, rispetto a circa un ragazzo su sette della stessa età. Questo rende l’ascolto attento ancora più cruciale, soprattutto nei confronti delle nipoti.

La tecnica del rispecchiamento emotivo

Una modalità particolarmente efficace consiste nel riconoscere e validare le emozioni del nipote prima di offrire qualsiasi prospettiva. Ad esempio: “Capisco che tu ti senta inadeguato rispetto ai tuoi compagni. È una sensazione che molti provano alla tua età”. Questo approccio, supportato dalla psicologia dello sviluppo, crea un ponte empatico che predispone l’adolescente ad accogliere successivi messaggi di incoraggiamento.

Condividere vulnerabilità: il potere delle storie personali

Gli adolescenti tendono a idealizzare gli adulti, immaginando che non abbiano mai vissuto le loro stesse difficoltà. Quando un nonno condivide episodi autentici della propria giovinezza, in cui ha affrontato insicurezze, fallimenti o momenti di svalutazione, accade qualcosa di trasformativo: il ragazzo comprende che le fragilità fanno parte del percorso umano.

L’importante è raccontare queste esperienze senza trasformarle in prediche o lezioni morali. Il focus dovrebbe rimanere sulla normalità dell’imperfezione e sul fatto che gli errori sono stati trampolini di lancio, non condanne definitive. Una narrazione del tipo “A sedici anni ho fatto una figuraccia durante una recita scolastica e ho pensato di non voler più salire su un palco. Poi ho capito che…” risulta molto più incisiva di consigli astratti.

Riconoscere i piccoli progressi quotidiani

L’autostima non si costruisce con grandi proclami, ma attraverso il riconoscimento costante di micro-successi che l’adolescente tende a sminuire o ignorare. I nonni, avendo generalmente più tempo e pazienza rispetto ai genitori impegnati nelle urgenze quotidiane, possono diventare straordinari osservatori di questi dettagli.

Invece di complimenti generici, è preferibile notare comportamenti specifici: “Ho notato come hai aiutato tua sorella con i compiti senza che nessuno te lo chiedesse” oppure “Il modo in cui hai gestato quella situazione imbarazzante con i tuoi amici dimostra maturità”. Questo tipo di feedback rinforza l’idea che il valore personale non dipende da performance eccezionali, ma da qualità caratteriali e sforzi costanti.

Creare rituali condivisi al di fuori delle aspettative

Un modo potente per costruire autostima è offrire agli adolescenti esperienze dove possano sentirsi competenti in contesti a bassa pressione. I nonni possono proporre attività condivise basate su interessi comuni, che diventano spazi protetti dove il nipote non viene giudicato secondo i parametri scolastici o sociali.

Che si tratti di cucinare insieme, fare passeggiate, occuparsi di un orto o scoprire insieme una nuova serie televisiva, questi rituali relazionali comunicano un messaggio fondamentale: “Ti apprezzo per quello che sei, non per quello che dovresti essere”. La presenza di almeno un adulto significativo che offra accettazione incondizionata rappresenta un fattore protettivo cruciale contro ansia e depressione adolescenziale, specialmente in un contesto dove oltre la metà degli adolescenti che manifestano disturbi mentali continua a manifestare sintomi per almeno tre anni consecutivi.

Questa continuità nel supporto è essenziale: non basta un intervento sporadico, ma serve una presenza costante e affidabile nel tempo.

Cosa facevi tu a 15 anni quando ti sentivi insicuro?
Parlavo con i nonni
Mi confidavo con gli amici
Tenevo tutto per me
Cercavo conforto nei genitori
Non ricordo di esserlo stato

Il linguaggio che costruisce invece di demolire

Anche con le migliori intenzioni, alcune espressioni possono risultare controproducenti. Frasi come “Alla tua età non dovresti preoccuparti di queste cose” oppure “Quando ero giovane io le cose erano ben diverse” creano distanza e invalidano l’esperienza del ragazzo.

È più efficace utilizzare un linguaggio orientato alla crescita che enfatizzi il processo piuttosto che il risultato: “Ancora non ti riesce, ma ogni tentativo ti avvicina all’obiettivo” oppure “Gli ostacoli che incontri ora stanno costruendo la tua forza per il futuro”.

Rispettare i confini senza ritirarsi

Gli adolescenti hanno bisogno di autonomia e talvolta manifesteranno chiusura o irritazione. Questo non significa che il supporto del nonno sia indesiderato, ma che va dosato con sensibilità. Rispettare i momenti di distacco, senza interpretarli come rifiuto personale, dimostra maturità relazionale.

Parallelamente, è importante mantenere una presenza costante e prevedibile: un messaggio settimanale, una telefonata regolare o un invito periodico comunicano disponibilità senza pressione. Sapere che il nonno c’è sempre, anche quando non se ne ha immediatamente bisogno, crea una rete di sicurezza emotiva preziosissima.

Sostenere l’autostima di un nipote adolescente non richiede competenze psicologiche avanzate né la capacità di parlare il linguaggio giovanile. Richiede autenticità, pazienza e la consapevolezza che anche un gesto apparentemente piccolo può lasciare un’impronta profonda nel cuore di un ragazzo che sta cercando di capire chi è e quanto vale. Il legame con i nonni rappresenta una risorsa preziosa che può fare la differenza tra un adolescente che si sente solo e uno che sa di avere radici solide su cui contare.

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