Quando il rapporto tra nonni e nipoti adolescenti si trasforma da rifugio affettuoso a fonte di stress, è il momento di fermarsi e riflettere. Quella che dovrebbe essere una relazione basata sulla complicità e sulla trasmissione di valori rischia di deteriorarsi quando le aspettative eccessive prendono il sopravvento sulla comprensione e sull’ascolto. Gli adolescenti, già alle prese con la pressione scolastica, le aspettative genitoriali e la ricerca della propria identità , possono sentirsi schiacciati dal peso di dover soddisfare anche gli standard del nonno. Studi sulla salute mentale degli adolescenti mostrano che le aspettative familiari elevate sono associate a maggiore ansia e sintomi depressivi, soprattutto in presenza di più figure adulte percepite come giudicanti.
Perché i nonni esercitano pressioni sui nipoti
Comprendere le radici di questo comportamento è fondamentale per affrontare la situazione. Spesso i nonni appartengono a generazioni in cui il successo accademico e professionale rappresentava una delle principali vie di riscatto sociale, soprattutto in contesti socioeconomici svantaggiati. In molte famiglie italiane contemporanee, i nonni rappresentano ancora una colonna portante del welfare familiare informale e sono molto coinvolti nella vita dei nipoti, il che può amplificare anche il peso delle loro aspettative.
Molti nonni italiani dichiarano di attribuire grande importanza al successo scolastico e formativo dei nipoti, vedendolo come possibilità di miglioramento e continuità del percorso familiare. Alcuni descrivono anche aspettative e preoccupazioni che possono trasformarsi in pressione, se non adeguatamente gestite.
La mancanza di aggiornamento sui metodi educativi contemporanei gioca un ruolo cruciale. Quello che trent’anni fa era considerato un sano stimolo oggi, alla luce della psicologia dello sviluppo, viene riconosciuto come potenziale fattore di ansia da prestazione quando si traduce in richieste costanti e valutazioni rigide. La letteratura sulle pressioni familiari legate al rendimento mostra che un’eccessiva enfasi sui risultati, più che sull’impegno e sul benessere emotivo, è associata ad aumento dell’ansia, perfezionismo disfunzionale e minore benessere psicologico.
I nonni, cresciuti in contesti dove l’autorità adulta era raramente messa in discussione, possono faticare a comprendere che l’adolescente di oggi necessita di supporto emotivo, ascolto e validazione, più che di giudizi costanti. Le ricerche sullo sviluppo adolescenziale sottolineano l’importanza di uno stile relazionale supportivo e non eccessivamente controllante per la salute mentale dei ragazzi.
I segnali che l’adolescente sta soffrendo
Riconoscere tempestivamente il disagio è essenziale. Gli adolescenti raramente esprimono direttamente il loro malessere, specialmente quando riguarda figure familiari che dovrebbero amarli incondizionatamente. L’evitamento delle visite o degli incontri con i nonni, con scuse sempre più elaborate, è un segnale tipico nelle relazioni vissute come fonte di ansia o giudizio e rientra tra i comportamenti di coping comuni in adolescenza.
L’ansia anticipatoria prima di eventi familiari dove sarà presente il nonno rappresenta un altro campanello d’allarme significativo. L’ansia legata a situazioni sociali o familiari percepite come valutative è documentata come una delle manifestazioni dell’ansia da prestazione e dell’ansia sociale in età evolutiva. Paradossalmente, può verificarsi anche un calo improvviso delle performance scolastiche causato proprio dall’eccesso di pressione. Diversi studi mostrano che elevata pressione e timore di deludere la famiglia possono essere associati a peggior rendimento, soprattutto quando subentrano ansia, perfezionismo disfunzionale e paura dell’errore.
I commenti autodistruttivi del tipo “non sarò mai abbastanza bravo” o “deluderò tutti” rientrano nei cosiddetti schemi di autosvalutazione e nei pensieri automatici negativi, frequentemente osservati negli adolescenti sottoposti a forti aspettative di performance. Anche le somatizzazioni come mal di testa, disturbi gastrointestinali o insonnia correlate agli incontri familiari vanno prese sul serio. La letteratura su ansia e disturbi psicosomatici in età evolutiva documenta il legame tra stress relazionale e sintomi fisici quali cefalea, dolori addominali funzionali e disturbi del sonno.
Le indagini condotte sui disturbi d’ansia e depressivi in età evolutiva in Italia rilevano che una quota significativa di adolescenti riporta sintomi ansiosi e di stress legati alle aspettative familiari, incluse quelle di familiari non conviventi come nonni e altri parenti, in un quadro di pressioni multiple sui risultati scolastici.
Il ruolo cruciale dei genitori come mediatori
I genitori si trovano in una posizione delicata ma determinante. Devono proteggere il benessere psicologico dei figli senza compromettere il rapporto con i propri genitori o suoceri. Questa triangolazione richiede equilibrio e fermezza. Linee guida e documenti di consenso sulla salute mentale in adolescenza raccomandano esplicitamente il coinvolgimento dell’intera famiglia allargata quando le dinamiche intergenerazionali contribuiscono al disagio del minore.
La conversazione franca con il nonno non può essere rimandata. Affrontare il tema con rispetto ma chiarezza significa tutelare sia il nipote che il nonno stesso, che potrebbe non rendersi conto dell’impatto delle sue parole. Gli approcci di comunicazione familiare suggeriti in ambito psicoeducativo e sistemico consigliano di usare messaggi in prima persona, come “abbiamo notato che Marco si sente sotto pressione”, invece che affermazioni accusatorie come “tu lo stai stressando”, per ridurre la difensività e favorire il cambiamento.
Durante il dialogo, condividere informazioni aggiornate sull’adolescenza contemporanea può aprire prospettive nuove. Diverse ricerche documentano che gli adolescenti di oggi affrontano sfide aggiuntive rispetto alle generazioni precedenti, tra cui l’esposizione continua ai social media, il confronto sociale online e una percezione aumentata della competizione scolastico-professionale globale, fattori associati a maggior rischio di ansia e stress.

Stabilire confini rispettosi ma fermi
I genitori devono concordare quali argomenti siano appropriati nelle conversazioni tra nonno e nipoti. La letteratura su confini familiari e benessere degli adolescenti sottolinea l’importanza di ruoli chiari e limiti condivisi nelle interazioni con tutti i caregiver. Le scelte scolastiche, i voti, le performance sportive possono diventare terreno neutrale se affrontate con curiosità genuina invece che con giudizio. Il nonno può chiedere “come ti senti riguardo alla scuola?” invece di “hai preso tutti otto come ti avevo detto?”, in linea con le raccomandazioni a privilegiare domande esplorative e orientate all’esperienza soggettiva del ragazzo.
Creare momenti strutturati di confronto familiare, dove il nonno può esprimere le sue preoccupazioni ai genitori in assenza dei ragazzi, permette di canalizzare l’ansia in modo costruttivo. Gli interventi di tipo sistemico-familiare indicano che separare gli spazi di confronto adulto da quelli con i minori riduce la sensazione, nei ragazzi, di essere sempre sotto esame e favorisce relazioni più distese.
Ricostruire il legame attraverso nuove modalitÃ
Il rapporto nonno-nipote può recuperare autenticità riscoprendo dimensioni diverse dalla performance. Identificare interessi condivisi che non implichino valutazione, dalla cucina tradizionale alla cura del giardino, dalla fotografia alle passeggiate, ricrea spazi di complicità . La ricerca sul ruolo dei nonni evidenzia che le attività condivise non scolastiche come gioco, hobby, cura e trasmissione di tradizioni sono associate a maggior benessere emotivo nei nipoti e a un rafforzamento del legame intergenerazionale.
Valorizzare il ruolo narrativo dei nonni rappresenta una svolta potente. Studi sulle memorie intergenerazionali mostrano che il racconto di esperienze personali, difficoltà e fallimenti superati da parte dei nonni contribuisce allo sviluppo dell’identità dei nipoti, aumenta il senso di continuità familiare e può ridurre l’idealizzazione rigida della figura adulta, rendendola più umana e accessibile. Gli adolescenti scoprono che anche chi oggi sembra pretendere perfezione ha attraversato momenti di fragilità , e ciò favorisce empatia reciproca e senso di vicinanza.
Quando serve l’aiuto di un professionista
Se l’ansia del ragazzo persiste o si aggrava, coinvolgere uno psicologo dell’età evolutiva diventa necessario. Le linee guida internazionali per i disturbi d’ansia e dell’umore in età evolutiva raccomandano la valutazione specialistica quando i sintomi durano da settimane o mesi, interferiscono con la scuola, il sonno, le relazioni o la vita familiare. Il professionista può facilitare incontri mediati dove esprimere sentimenti in ambiente protetto. Alcune famiglie traggono beneficio da sedute intergenerazionali che includono anche i nonni, un approccio coerente con i modelli di terapia familiare sistemica applicati alle dinamiche tra nonni, genitori e nipoti.
Il Ministero della Salute, nei materiali informativi sulla salute mentale in adolescenza, raccomanda di non sottovalutare segnali di sofferenza prolungata, poiché un’ansia significativa e non trattata in questa fase di vita aumenta il rischio di sviluppare disturbi d’ansia e depressivi più strutturati nell’età adulta.
Educare alla gestione emotiva
Parallelamente al lavoro con il nonno, rafforzare l’autostima dell’adolescente lo rende più resiliente. Interventi psicoeducativi e programmi di prevenzione in ambito scolastico e familiare sottolineano l’importanza di aiutare i ragazzi a distinguere il proprio valore intrinseco dai risultati ottenuti, promuovendo un approccio centrato sull’impegno e sull’apprendimento, non solo sul voto, e una maggiore autoregolazione emotiva. Insegnargli a comunicare assertivamente i propri limiti, anche ai nonni, costituisce un apprendimento fondamentale, coerente con le competenze raccomandate per la salute mentale degli adolescenti.
Le famiglie che attraversano e superano queste crisi spesso ne escono rafforzate. Studi sulle relazioni intergenerazionali mostrano che quando i nonni riescono a modificare il proprio stile relazionale in senso più supportivo e meno controllante, i nipoti riportano maggiore fiducia, vicinanza emotiva e percezione di sostegno familiare. Il nonno che comprende e modifica il proprio approccio conquista una stima ancora maggiore, dimostrando capacità di evoluzione e cura autentica. L’adolescente che si sente protetto e ascoltato sviluppa fiducia nella famiglia come sistema di supporto affidabile.
Trasformare la pressione in presenza richiede tempo, pazienza e disponibilità al cambiamento da parte di tutti. Ma quando un nonno impara a celebrare chi è il nipote, invece di chi vorrebbe che diventasse, si apre uno spazio relazionale in cui, come mostrano le ricerche sul legame nonni-nipoti, entrambe le generazioni possono trarre beneficio emotivo, sentirsi più competenti e trovare nella relazione una risorsa per affrontare le sfide del presente.
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