Quando i nonni aprono la porta di casa, spesso aprono anche il cassetto delle caramelle, quello dei “sì” facili e delle regole che improvvisamente diventano elastiche. È un fenomeno che attraversa generazioni e culture: i nonni che faticano a dire di no ai nipoti, creando quella che gli psicologi dell’età evolutiva definiscono incoerenza educativa intergenerazionale. Ma dietro questo comportamento apparentemente innocuo si nascondono dinamiche complesse che meritano di essere comprese, non giudicate.
Perché i nonni cedono più facilmente dei genitori
La difficoltà nel mantenere limiti fermi non nasce da debolezza o mancanza di esperienza. Al contrario, i nonni hanno già cresciuto i propri figli e conoscono bene l’importanza delle regole. Quello che cambia è il ruolo emotivo e psicologico che occupano nella vita dei nipoti.
Gli studi di psicologia transgenerazionale evidenziano come i nonni vivano una seconda opportunità genitoriale, ma questa volta senza le pressioni quotidiane della responsabilità primaria. Uno studio pubblicato sul Journal of Family Issues nel 2016 descrive come i nonni percepiscano il loro ruolo come più permissivo, focalizzato su affetto e supporto sporadico piuttosto che su disciplina quotidiana, riducendo lo stress associato alla genitorialità primaria. Possono permettersi di essere più indulgenti perché non devono gestire l’intero percorso educativo, ma solo momenti circoscritti. Questa posizione privilegiata, però, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio.
Il peso emotivo del tempo limitato
I nonni sono dolorosamente consapevoli che il tempo con i nipoti è prezioso e finito. Questa consapevolezza li spinge a voler riempire ogni momento di gioia, evitando conflitti che potrebbero rovinare l’atmosfera. Come spiega la psicoterapeuta familiare Jane Isay nel suo volume del 2018, il desiderio di essere ricordati come figure positive influenza profondamente le scelte educative dei nonni.
Le conseguenze reali della mancanza di limiti
Quando un bambino riceve messaggi contraddittori tra casa e casa dei nonni, non sviluppa semplicemente confusione. Si innesca un processo più articolato che gli esperti chiamano triangolazione educativa, dove il bambino sfrutta le discrepanze tra caregiver per ottenere desideri immediati.
Una ricerca condotta dall’Università di Cambridge e pubblicata su Child Development nel 2019 ha dimostrato che i bambini esposti a stili educativi fortemente incoerenti tra diverse figure di riferimento mostrano maggiori difficoltà nell’autoregolazione emotiva e nel rispetto delle regole sociali, con effetti negativi su compliance e gestione delle emozioni. Il bambino impara rapidamente quali adulti sono più permeabili alle richieste, sviluppa strategie manipolative inconsapevoli per ottenere ciò che desidera, percepisce un’implicita svalutazione dell’autorità genitoriale e sperimenta ansia derivante dall’assenza di confini chiari e prevedibili.
Oltre il senso di colpa: comprendere le dinamiche generazionali
Molti nonni cedono perché temono di danneggiare il rapporto con i nipoti o, più profondamente, con i propri figli. Il senso di colpa transgenerazionale gioca un ruolo fondamentale: alcuni nonni cercano di compensare con i nipoti ciò che sentono di non aver dato abbastanza ai propri figli, quando le esigenze lavorative o economiche richiedevano scelte diverse.
Questo meccanismo psicologico, descritto dalla psicoanalista Selma Fraiberg nel 1983 come fantasmi nella stanza dei bambini, porta i nonni a proiettare sui nipoti bisogni emotivi irrisolti. Non si tratta di viziare consapevolmente, ma di riparare simbolicamente ferite del passato.

La paura del conflitto con i genitori
Esiste anche una dimensione orizzontale, non solo verticale. I nonni spesso temono che stabilire limiti rigidi possa essere interpretato dai figli adulti come un’intromissione o una critica al loro stile genitoriale. Questo timore li paralizza, portandoli a scegliere la via più semplice: assecondare.
Strategie pratiche per ritrovare l’equilibrio
La soluzione non passa attraverso l’eliminazione della figura dei nonni o la rigidità estrema, ma attraverso una negoziazione consapevole degli spazi educativi.
Creare un patto educativo intergenerazionale
Genitori e nonni dovrebbero sedersi insieme, senza bambini presenti, e definire quali sono i limiti irrinunciabili per tutti e quali margini di flessibilità possono essere concessi specificamente ai nonni. Questo approccio, supportato da linee guida dell’American Psychological Association su co-parenting esteso del 2021, riconosce che piccole differenze sono non solo accettabili, ma possono arricchire l’esperienza del bambino se ancorate a valori condivisi.
Esempi concreti potrebbero includere orari del sonno leggermente più elastici dai nonni ma non stravolti, un dolce in più consentito ma non un’alimentazione completamente diversa, tempo davanti agli schermi concordato anche per casa dei nonni, e modalità comuni per gestire capricci e comportamenti oppositivi.
Dare ai nonni strumenti, non solo divieti
I nonni hanno bisogno di sentirsi competenti nel dire di no senza perdere l’affetto dei nipoti. Tecniche specifiche possono aiutare: il sì differito come “non ora, ma dopo pranzo”, la scelta limitata con “preferisci questo o quello?”, o il no affettuoso del tipo “ti voglio troppo bene per lasciarti fare qualcosa che non ti fa bene”, come raccomandato in programmi di parenting positivo basati su studi di costruzione dell’autorevolezza.
Quando la tenerezza incontra la fermezza
Il segreto non sta nell’eliminare l’indulgenza tipica dei nonni, che rappresenta un valore affettivo insostituibile, ma nel canalizzarla attraverso forme che non sabotino l’impianto educativo generale. I bambini possono e devono comprendere che esistono contesti diversi con sfumature diverse, purché i valori di fondo rimangano coerenti.
Come sostiene lo psicologo dello sviluppo Jesper Juul nel suo libro del 2004, i bambini non hanno bisogno di perfezione, ma di autenticità e prevedibilità. I nonni che riescono a essere amorevoli e al contempo capaci di mantenere alcuni confini chiari offrono ai nipoti un modello relazionale prezioso: si può amare profondamente e dire comunque di no quando necessario.
La sfida non è trasformare i nonni in cloni dei genitori, ma costruire ponti di comunicazione dove le differenze generazionali diventano risorse, non ostacoli. Quando tre generazioni riescono a dialogare sui valori educativi, mettendo al centro il benessere del bambino piuttosto che i reciproci timori, si crea quello spazio magico dove la saggezza dell’esperienza incontra l’energia dell’amore incondizionato.
Indice dei contenuti
