In sintesi
- 🐅 Sandokan
- 📺 Rai 4K, ore 21:30
- 🎬 Serie d’avventura che racconta la nascita della leggendaria Tigre della Malesia, con un finale epico tra battaglie, scelte morali e trasformazioni dei personaggi, affrontando temi come colonialismo, identità e resistenza.
Sandokan, Can Yaman, Ed Westwick, Rai 4K: tre entità che bastano da sole a rendere la serata TV del 16 dicembre 2025 un piccolo evento pop. E stasera, alle 21.30 su Rai 4K, arrivano gli attesissimi episodi 7 e 8 della serie avventura italiana più discussa dell’anno, il finale che consacra la nascita della leggendaria Tigre della Malesia.
Sandokan in 4K: il finale che chiude il cerchio
Quando Rai e Lux Vide hanno annunciato che avrebbero riportato in vita il mito di Sandokan, molti fan storici si sono chiesti: riusciranno a reggere il confronto con l’ombra lunga di Kabir Bedi? Dopo settimane di ascolti altissimi e un’intensa conversazione online, la risposta è sì: questa versione del 2025 non vuole imitare, ma reinterpretare. È un vero “racconto d’origine” che punta sull’azione, su un tono più politico e su una sensualità cinematografica costruita su corpi, foreste digitali e volti iconici.
Gli episodi 7 e 8, “Morte di un pirata” e “Il prezzo della riscossa”, sono il punto in cui tutti i tasselli cadono al loro posto: Sandokan diventa ciò che è destinato a essere, Yanez sceglie il lato della storia su cui combattere e Marianna prende finalmente posizione tra cuore e potere. È anche l’episodio in cui Lord Brooke, interpretato da un Ed Westwick che si diverte a essere lucidissimo e crudele, mette in campo la sua strategia più spietata.
Cosa succede negli episodi 7–8: tensioni, scelte e una battaglia che fa epoca
Il settimo episodio è costruito come una lenta e implacabile ascesa alla verità. Il faccia a faccia tra Sandokan e il Sultano è uno dei momenti simbolici più forti dell’intera stagione: un pirata che per sei puntate ha navigato tra ideali, rabbia e passato frammentato arriva finalmente davanti a uno dei poteri che hanno segnato la sua vita. Ed è qui che la “morte del pirata” assume un senso più profondo: muore il Sandokan individualista e nasce la Tigre della Malesia, guida di un popolo e icona di una resistenza che Salgari aveva immaginato più di cento anni fa.
Parallelamente, Marianna deve affrontare la realtà di essere un oggetto politico nella partita inglese per il controllo del Borneo. La sua ribellione è silenziosa, ma determinata: quando scopre che Sandokan è in pericolo, il sentimento che ha sempre cercato di soffocare esplode, obbligandola a scegliere. Ed è interessante notare come la serie renda il personaggio più attivo rispetto alle versioni precedenti: non più semplice simbolo romantico, ma figura che scardina il potere dall’interno.
L’episodio 8, poi, gioca tutto sul ritmo epico. Brooke tesse alleanze e tradimenti con la precisione di un generale coloniale, e la serie fa un grande lavoro di world-building, intrecciando giungle, campi di battaglia e accampamenti ribelli. Quando Sandokan e Yanez si ritrovano testa a testa, pronti a guidare l’offensiva, si ha quella vibrazione da grande mitologia televisiva che raramente la fiction italiana riesce a raggiungere. Per nerd salgariani, il piacere sta anche nello scorgere i rimandi iconici: la tigre, la giungla, la trasformazione dell’eroe, la scelta morale che precede il mito.
- Sandokan affronta il Sultano e accetta il suo destino di leader
- Brooke tenta il colpo definitivo per conquistare potere e Marianna
- La battaglia finale definisce chi controllerà il futuro del territorio
Un cast che ha lasciato il segno
Can Yaman sorprende: fisico scolpito, sguardo da eroe tragico, movimenti da guerriero addestrato per mesi. È un Sandokan diverso da quello che la televisione italiana aveva imparato ad amare, più scuro, più riflessivo, più tormentato.
Al suo fianco Alessandro Preziosi porta un Yanez carismatico, una specie di mentore con il cuore rocker, e la giovane Alanah Bloor si rivela un’attrice da tenere d’occhio: divisa tra ribellione e dovere, dà a Marianna una tridimensionalità rara. Ed Westwick, poi, interpreta Brooke con un gusto quasi da villain shakespeariano: elegante, cinico, affascinante e inquietante.
Can Yaman – un Sandokan fisico, spirituale, magnetico
Ed Westwick – un antagonista moderno, carismatico e credibile
Alessandro Preziosi – un Yanez che mixa ironia e dramma
Perché il finale di Sandokan è importante
La serie non si limita a rispolverare un classico: lo trasforma. E lo fa affrontando temi che, nel 2025, hanno un peso culturale fortissimo. Colonialismo, identità, appartenenza, amore interrazziale, resistenza politica: tutto viene incastonato dentro un prodotto pop che non ha paura di essere spettacolare. Eppure conserva quell’anima salgariana fatta di giungle immaginate, miti costruiti su carta e personaggi che vivono più nelle fantasie dei lettori che nella geografia reale.
È proprio questo che rende Sandokan un fenomeno duraturo: non è mai stato un eroe realistico, ma un simbolo. E vedere oggi, in 4K, la sua trasformazione definitiva è una piccola celebrazione della nostra cultura popolare, della televisione che prova ad alzare l’asticella e del fascino eterno dell’avventura.
Se ami le grandi saghe, le rivalità alla “eroe contro anti-eroe” e quel gusto un po’ nostalgico per il racconto di formazione, stasera Rai 4K ti regala un finale da non perdere. Un finale che, lo diciamo da bravi nerd narrativi, funziona perché chiude un cerchio ma apre un mito. E, per come finisce, la stagione 2 sembra già un appuntamento obbligato.
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