Le piastrelle sono spesso scelte per la cucina e il bagno per la loro resistenza, facilità di pulizia e aspetto estetico. Ma dietro la superficie lucida si nasconde un dettaglio che passa inosservato e che incide direttamente sull’efficienza energetica di casa: le fughe. Quando questi spazi tra una piastrella e l’altra non sono trattati correttamente, si trasformano nel punto debole dell’isolamento termico e della salubrità dell’ambiente.
Molti proprietari si concentrano su infissi, caldaie e cappotti termici, trascurando completamente ciò che accade negli interstizi tra le piastrelle. Eppure è proprio lì, in quegli spazi apparentemente insignificanti, che si consuma silenziosamente una parte importante dell’energia domestica. In un bagno medio di 10 metri quadrati, gli interstizi possono raggiungere complessivamente mezzo metro quadrato di superficie esposta.
Il problema non si riduce a una questione estetica o igienica. Muffa, umidità e micro-infiltrazioni che si annidano nelle fughe alterano la capacità delle pareti di trattenere calore. Le spore fungine prosperano negli ambienti umidi e porosi, trovando nelle fughe cementizi tradizionali il terreno ideale per proliferare. Sotto la superficie si sviluppa un ecosistema di microrganismi che progressivamente degrada la malta, aumentando la porosità del materiale.
Di conseguenza, il termosifone lavora di più, i consumi salgono e con loro anche le bollette. Chi cerca di migliorare l’isolamento termico e l’efficienza del riscaldamento domestico raramente pensa alle piastrelle. Eppure, è proprio lavorando in modo mirato su questi dettagli nascosti che si ottengono risultati tangibili, senza necessariamente affrontare interventi strutturali costosi.
La questione diventa particolarmente critica negli appartamenti costruiti prima degli anni 2000, quando gli standard di isolamento termico erano meno stringenti e i materiali utilizzati per le fughe decisamente più permeabili rispetto alle formulazioni moderne. In questi contesti, l’interazione tra umidità , fughe deteriorate e dispersione termica crea un circolo vizioso difficile da interrompere senza un intervento mirato.
Come le fughe influiscono sull’efficienza termica
Le superfici rivestite in ceramica tendono a distribuire più facilmente il calore, ma non lo trattengono in modo efficiente. Questo vale in particolare quando le fughe sono deteriorate, porose o non impermeabilizzate. La malta tra le piastrelle, generalmente a base cementizia, è altamente assorbente. Se non trattata adeguatamente, accumula umidità dall’ambiente circostante.
L’acqua assorbita dalla malta modifica radicalmente le proprietà termiche del materiale. Una fuga asciutta e ben sigillata può contribuire all’isolamento, ma una fuga umida diventa un conduttore termico, facilitando la dispersione del calore verso l’esterno. L’umidità abbassa la temperatura superficiale della parete, richiedendo maggiore energia per compensare la dispersione.
Nei bagni o nelle cucine, dove l’umidità è costante a causa di vapore acqueo, le fughe spesso ospitano spore di muffa che rilasciano composti organici volatili. Questi composti non solo diminuiscono la qualità dell’aria, ma contribuiscono anche alla formazione di condensa sulle superfici fredde, innescando un meccanismo che perpetua il problema.
Inoltre, le pareti piastrellate su cui vengono installati i termosifoni si trovano frequentemente su muri perimetrali. Qui il problema si amplifica considerevolmente: lo sbalzo termico tra il lato interno riscaldato e quello esterno freddo, unito a fughe non sigillate, crea ponti termici. Il calore fuoriesce più facilmente attraverso questi percorsi preferenziali, rendendo meno efficiente l’intero sistema di riscaldamento.
La situazione si aggrava quando le piastrelle sono posate su massetti cementizi senza uno strato isolante intermedio. In questi casi, la struttura muraria diventa un “radiatore inverso”, disperdendo calore verso l’esterno invece che trattenerlo all’interno. Le pareti piastrellate con fughe deteriorate possono presentare temperature superficiali inferiori di 2-3 gradi Celsius rispetto a pareti con fughe correttamente sigillate, traducendosi in un aumento dei consumi energetici quantificabile.
Sigillare con attenzione: quali prodotti utilizzare
La chiave per invertire questa tendenza è ripristinare la continuità della superficie piastrellata, rendendola impermeabile e resistente alla formazione di muffa. Bisogna utilizzare materiali compatibili con l’ambiente domestico, non solo efficaci dal punto di vista tecnico, ma anche sicuri per chi abita gli spazi trattati.
La scelta del prodotto giusto dipende da diversi fattori: il tipo di sollecitazione a cui è sottoposta la fuga, il livello di umidità ambientale, la necessità di flessibilità del giunto e l’esposizione a detergenti. Non tutte le fughe sono uguali, e non tutti i sigillanti rispondono alle medesime esigenze.
I sigillanti elastomerici a base di silicone antimuffa risultano ideali nei punti soggetti a flessibilità , come negli angoli o negli spigoli tra pavimento e parete. È importante ricercare formule con inibitori di muffa certificati, che garantiscono protezione duratura contro la proliferazione fungina.
Per rifare le fughe su ampie superfici, si rivelano più adatti gli stucchi epossidici o cementizi con additivi idrorepellenti. Mentre gli stucchi cementizi tradizionali rimangono porosi anche dopo l’asciugatura, quelli con trattamento idrofugo offrono una barriera molto più resistente a umidità e macchie. Gli stucchi epossidici creano una superficie praticamente impermeabile, ideale per zone ad alto tasso di umidità come box doccia.
L’applicazione efficace richiede precisione. Prima di procedere con la nuova sigillatura, è fondamentale rimuovere completamente lo stucco deteriorato utilizzando un raschietto specifico, prestando attenzione a non danneggiare i bordi delle piastrelle.
Una volta eliminato il materiale vecchio, è necessario detergere accuratamente la fessura. Una miscela di bicarbonato e aceto, seguendo il rapporto di tre parti di bicarbonato per una di aceto, permette di eliminare muffe e residui organici senza ricorrere a prodotti chimici aggressivi. Dopo la pulizia, è indispensabile lasciare asciugare completamente la superficie per almeno ventiquattro ore prima di procedere con la nuova sigillatura.
Manutenzione regolare con agenti naturali
Anche dopo aver eseguito un intervento di risanamento completo delle fughe, la manutenzione ordinaria rimane fondamentale per preservare i benefici ottenuti. Non è necessario ricorrere a detergenti industriali aggressivi. Le proprietà disinfettanti del bicarbonato di sodio e dell’aceto bianco sono ben note e rappresentano un metodo sostenibile e sicuro.

Per una pulizia settimanale efficace, è consigliabile mescolare quattro cucchiai di bicarbonato con mezza tazza di aceto bianco caldo. La reazione effervescente che si genera aiuta a penetrare negli interstizi e a sollevare lo sporco annidato in profondità . La pasta risultante va applicata sulle fughe utilizzando uno spazzolino a setole dure, con movimenti circolari.
Dopo l’applicazione, è importante lasciare agire la miscela per dieci-quindici minuti, tempo sufficiente perché gli agenti pulenti esercitino la loro azione. Successivamente si risciacqua abbondantemente con acqua calda e si asciuga accuratamente con un panno in microfibra. Questo procedimento non solo rimuove le spore di muffa, ma neutralizza anche i residui alcalini che agevolano la loro proliferazione futura.
Per ambienti particolarmente soggetti a condensa, come bagni poco ventilati, è utile aggiungere alcune gocce di olio essenziale di tea tree, noto per le sue proprietà antimicotiche naturali. La costanza in questa pratica di manutenzione permette di prevenire l’accumulo di depositi che nel tempo comprometterebbe nuovamente l’impermeabilità delle fughe.
Soluzioni termoriflettenti per contrastare la dispersione
Anche dopo aver trattato accuratamente le fughe, resta un’altra fonte importante di dispersione termica da considerare: la natura stessa della piastrella, materiale che risulta tendenzialmente freddo e caratterizzato da bassa conducibilità termica verso l’interno dell’ambiente. Il calore generato dal termosifone viene in parte riflesso verso la stanza, ma una quota significativa viene assorbita dal muro retrostante, disperdendosi poi verso l’esterno.
Esistono però soluzioni termoriflettenti che possono potenziare significativamente l’efficienza del sistema di riscaldamento. L’utilizzo di pannelli riflettenti a bassa emissività da posizionare tra il termosifone e la parete piastrellata si rivela estremamente efficace. Questi sottili fogli riescono a deviare il calore radiante verso l’ambiente abitativo, riducendo drasticamente la quantità che viene assorbita dalla parete fredda.
Studi di settore indicano un aumento fino al venti percento della resa termica effettiva del radiatore, grazie alla riduzione delle dispersioni. Inoltre, si ottiene una significativa riduzione delle fluttuazioni di temperatura tra pareti esterne e ambienti interni, con conseguente maggiore comfort percepito e minore lavoro richiesto all’impianto di riscaldamento.
A differenza di interventi più invasivi come la realizzazione di contropareti in cartongesso, questi sistemi termoriflettenti non alterano lo spessore delle pareti in modo significativo. Possono essere installati in pochi minuti, perfino senza necessità di smontare completamente il radiatore, rendendoli ideali anche per appartamenti in affitto.
Dettagli spesso ignorati nel bagno e in cucina
Non basta intervenire sulle fughe o aggiungere un pannello riflettente per risolvere il problema dell’efficienza termica in modo completo. Bisogna tenere conto anche di comportamenti quotidiani e decisioni progettuali che spesso vengono ignorati, ma che influenzano significativamente le prestazioni energetiche.
La ventilazione costante e corretta riduce la formazione di barriere termiche dovute all’umidità . Il ricambio d’aria regolare, anche solo per pochi minuti al giorno, permette di espellere l’umidità in eccesso prima che questa si depositi sulle pareti. Il tipo di colla utilizzata per posare le piastrelle incide sulla trasmissione del calore in modi spesso insospettabili. Una posa eseguita a regola d’arte prevede la distribuzione uniforme dell’adesivo su almeno l’ottanta percento della superficie della piastrella.
Nascondere i termosifoni con tendaggi pesanti si rivela controproducente: ostacoli davanti ai radiatori riducono l’efficacia fino al quaranta percento. La distanza minima consigliata è di almeno dieci centimetri.
Anche la temperatura dell’acqua nei radiatori merita attenzione. Molti impianti funzionano a temperature eccessive (75-80°C) quando sarebbe sufficiente una temperatura più bassa (55-60°C) per ottenere il comfort desiderato, soprattutto dopo aver ottimizzato l’isolamento. Ridurre la temperatura non solo diminuisce i consumi, ma prolunga anche la vita dell’impianto.
Il piccolo intervento che cambia tutto
Ridurre i consumi energetici domestici non richiede sempre grandi spese o ristrutturazioni radicali. A volte basta agire su dettagli insospettabili come le fughe tra piastrelle, elementi che raramente vengono considerati quando si parla di efficienza energetica, ma che ricoprono un ruolo tutt’altro che marginale nel bilancio termico complessivo dell’abitazione.
Quando le fughe vengono pulite con regolarità , sigillate con materiali appropriati e isolate correttamente, la superficie un tempo vulnerabile si trasforma in una barriera efficace contro umidità , muffe e dispersione termica. La malta impermeabilizzata smette di assorbire umidità , mantenendo inalterate le proprie caratteristiche isolanti nel tempo e prevenendo la proliferazione di microrganismi dannosi.
L’inserimento di pannelli termoriflettenti dietro i termosifoni completa l’intervento di ottimizzazione senza invadere lo spazio abitativo né alterare l’estetica della stanza. Il tutto si traduce concretamente in un minor carico di lavoro per l’impianto di riscaldamento, in un’aria interna più salubre grazie all’assenza di muffe, e in un risparmio diretto sulle bollette energetiche.
Investire qualche ora in questa manutenzione mirata permette di guadagnare efficienza per anni, evitando interventi più costosi e invasivi in futuro. La prevenzione del degrado delle fughe costa incomparabilmente meno del loro ripristino completo dopo anni di trascuratezza. È proprio in queste micro-ottimizzazioni, apparentemente banali ma tecnicamente fondate, che una casa ben tenuta riesce a trasformarsi in un ambiente confortevole, salubre e sostenibile. Non servono tecnologie futuristiche: spesso la differenza sta nell’attenzione ai dettagli, nella manutenzione costante e nella consapevolezza che ogni elemento, anche il più piccolo, contribuisce al funzionamento dell’insieme.
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