I nonni pensano di aiutare i nipoti con i soldi, ma gli psicologi rivelano l’errore fatale che distrugge la loro autonomia

Quando i nipoti crescono e diventano giovani adulti, il rapporto con i nonni attraversa una fase delicata che spesso passa inosservata. Se durante l’infanzia le coccole e i piccoli vizi rappresentavano gesti d’affetto generalmente innocui, nella fascia d’età tra i 18 e i 30 anni questa dinamica può trasformarsi in un elemento che ostacola l’autonomia. Alcune ricerche sulla famiglia multigenerazionale segnalano che la disponibilità economica dei nonni, se non accompagnata da chiari confini, può creare ambiguità di ruoli e dipendenze poco funzionali tra generazioni.

In letteratura non esiste una diagnosi formale chiamata “sindrome del nonno bancomat”, ma è documentato il fenomeno della overindulgence, cioè il dare troppo in termini materiali, di esperienze o di mancanza di regole, con effetti sullo sviluppo. Gli studi di J. W. Bredehoft e J. K. Clarke documentano come l’iperindulgenza possa interferire con lo sviluppo di responsabilità, gestione del denaro e capacità di tollerare la frustrazione.

Sebbene la maggior parte della ricerca si concentri sui genitori, diversi lavori sulle famiglie multigenerazionali mostrano che anche i nonni possono contribuire a forme di iperindulgenza, soprattutto quando dispongono di maggiori risorse economiche e fanno fatica a porsi come co-educatori insieme ai genitori. In questi casi, un sostegno economico continuo e non condizionato può ridurre nei giovani adulti le occasioni per esercitare competenze come la gestione finanziaria o la pianificazione del proprio futuro.

Il problema non riguarda la generosità in sé, ma l’assenza di limiti educativi e di coerenza con il progetto educativo dei genitori. Gli studi sulle dinamiche intergenerazionali sottolineano che il supporto dei nonni è maggiormente protettivo quando non si sostituisce alle responsabilità genitoriali e non annulla le esperienze di frustrazione e responsabilità dei nipoti.

Perché i nonni faticano a dire di no

Comprendere le motivazioni dietro questo comportamento aiuta ad affrontare il problema con empatia. Vari studi qualitativi mostrano che i nonni di oggi tendono a vivere il rapporto con i nipoti come una seconda opportunità affettiva, desiderando offrire ciò che non hanno potuto dare ai propri figli per vincoli economici o lavorativi. Questa generazione di nonni, spesso con un livello di benessere superiore a quello avuto in gioventù, può essere portata a risparmiare ai nipoti le difficoltà che loro stessi hanno affrontato.

La ricerca sulle famiglie contemporanee evidenzia anche che, con il pensionamento e la conclusione della vita lavorativa, il ruolo di nonno può diventare una fonte centrale di significato e utilità, rafforzando il desiderio di provvedere ai nipoti, anche materialmente. Questo bisogno di sentirsi ancora necessari, tuttavia, va bilanciato con il benessere psicologico dei giovani e con il loro bisogno di sperimentare responsabilità e limiti.

Esiste inoltre una componente emotiva potente: molti nonni temono di perdere il legame affettivo con i nipoti se non assecondano le loro richieste. Tuttavia, questa necessità personale non dovrebbe prevalere sul benessere psicologico dei giovani e sulla loro crescita verso l’autonomia.

Le conseguenze nascoste sull’autonomia dei giovani adulti

Ricerche sullo sviluppo in età giovanile e sull’overindulgence indicano che un eccesso di aiuto materiale e la riduzione sistematica delle difficoltà possono ostacolare la costruzione dell’autoefficacia e dell’autonomia. Bredehoft e colleghi, studiando l’iperindulgenza, riportano associazioni con minore responsabilità personale, difficoltà nella gestione del denaro e maggiori problemi nel prendere decisioni in età adulta.

Per descrivere come la continua protezione dalle difficoltà possa portare a passività e mancata iniziativa, alcuni autori fanno riferimento al concetto di impotenza appresa, introdotto da M. Seligman per spiegare come l’esposizione ripetuta a situazioni in cui il proprio impegno non produce cambiamento generi, nel tempo, rinuncia e passività. Sebbene il costrutto non sia stato sviluppato specificamente sui rapporti nonni-nipoti, descrive bene il rischio di una condizione in cui il giovane non si percepisce più come agente attivo del proprio destino, perché qualcun altro interviene sempre al suo posto.

Segnali d’allarme da non ignorare

Questi segnali sono coerenti con quanto la letteratura descrive in termini di dipendenza economica familiare prolungata, difficoltà nella transizione all’età adulta e scarso sviluppo dell’autonomia. La mancanza di progettualità economica rappresenta uno degli indicatori più evidenti: vivere sistematicamente nel presente, senza risparmiare né pianificare spese future, è un segnale frequente di difficoltà nella gestione finanziaria nei giovani adulti, soprattutto quando la famiglia copre regolarmente le carenze economiche.

Anche la difficoltà a mantenere impegni lavorativi risulta significativa: la transizione all’età adulta diventa più problematica quando i giovani hanno una rete di sicurezza familiare molto ampia e sperimentano meno pressione a sostenersi con il proprio lavoro. Allo stesso modo, studi sulla socializzazione economica mostrano che la disponibilità costante di risorse familiari, senza un’educazione esplicita alla gestione del denaro, può portare a standard di vita percepiti come normali ma non sostenibili con i redditi iniziali dei giovani adulti.

La relazione affettiva può intrecciarsi con quella economica, generando una forma di dipendenza emotiva in cui il giovane si rivolge sistematicamente ai familiari di fronte a difficoltà economiche minori, invece di cercare soluzioni autonome. La psicologia dello sviluppo sottolinea inoltre che la capacità di tollerare la frustrazione e di persistere di fronte agli ostacoli si costruisce anche attraverso esperienze di fatica e insuccesso gestite in modo supportivo, non evitandole del tutto.

Come ristabilire equilibri sani nel rapporto

Modificare dinamiche consolidate richiede coraggio e collaborazione tra tutte le generazioni coinvolte. Le ricerche sulle famiglie multigenerazionali concordano sul fatto che il rapporto nonni-nipoti sia maggiormente protettivo quando nonni e genitori condividono un progetto educativo e mantengono ruoli complementari, evitando conflitti educativi o sabotaggi reciproci.

I genitori possono quindi aprire un dialogo con i nonni, sottolineando che amore e preparazione alla realtà vanno insieme: sostenere l’autonomia del giovane adulto significa, talvolta, non intervenire economicamente o farlo in modo strutturato e trasparente.

Strategie concrete per genitori e nonni

Trasformare i regali in investimenti formativi rappresenta una prima strategia efficace. La letteratura sull’investimento in capitale umano mostra che il sostegno familiare orientato a formazione, istruzione e sviluppo di competenze è associato a migliori esiti occupazionali e di autonomia rispetto ai meri trasferimenti in denaro non vincolati. I nonni possono finanziare corsi di specializzazione, esperienze formative all’estero o strumenti professionali che aumentino le competenze del nipote. Questo tipo di supporto potenzia l’autonomia anziché inibirla.

Introdurre la reciprocità nel rapporto rappresenta un altro elemento fondamentale. Ricerche sul rapporto nonni-nipoti in adolescenza e prima età adulta mostrano che molti nipoti aiutano attivamente i nonni con incombenze pratiche, tecnologia e commissioni, costruendo così relazioni più equilibrate. Uno studio italiano ha rilevato che l’85% dei nipoti intervistati aiuta i nonni in attività quotidiane e con le nuove tecnologie. Aiutare i nonni con la tecnologia, accompagnarli a visite mediche o dedicare tempo di qualità crea uno scambio più equilibrato e maturo, dove entrambe le parti si sentono valorizzate.

Stabilire confini chiari e condivisi risulta essenziale secondo la letteratura sistemico-familiare, che evidenzia come la chiarezza dei confini tra le generazioni sia fondamentale per il benessere di tutti i membri della famiglia e per evitare triangolazioni e conflitti. Genitori e nonni dovrebbero concordare linee guida comuni sull’aiuto economico: per esempio, decidere in anticipo quali spese si sosterranno e quali no, e informare il giovane in modo trasparente. Se i genitori stanno cercando di insegnare la gestione del budget, i nonni non dovrebbero sabotare questo percorso con interventi economici nascosti.

Il valore educativo della frustrazione controllata

La psicologia dello sviluppo sottolinea da tempo il ruolo della frustrazione ottimale e delle sfide gestibili nel promuovere resilienza, autoregolazione e capacità di problem solving. Esperienze di difficoltà non travolgenti, affrontate con il supporto di adulti significativi, favoriscono lo sviluppo dell’autoefficacia, cioè la convinzione di poter affrontare e superare gli ostacoli.

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Ricerche longitudinali hanno mostrato che un’esposizione moderata a eventi stressanti o frustranti, in adolescenza e giovane età adulta, è associata a maggiori capacità di coping e a migliori esiti di salute mentale rispetto sia all’assenza quasi totale di difficoltà sia all’esposizione a traumi gravi. Privare sistematicamente i giovani di qualsiasi esperienza di fatica o rinuncia, per quanto animati dalle migliori intenzioni, significa ridurre le occasioni di allenare queste competenze.

I nonni, in particolare, possono offrire un contributo prezioso raccontando le proprie esperienze di gestione delle difficoltà economiche, di rinuncia a gratificazioni immediate e di costruzione graduale dell’indipendenza. Studi sulle narrazioni familiari mostrano che le storie intergenerazionali di superamento delle avversità favoriscono nei giovani un maggiore senso di continuità, di significato e di resilienza. Raccontare come hanno superato difficoltà economiche, costruito la propria indipendenza o rinunciato a desideri immediati per obiettivi a lungo termine offre ai giovani modelli concreti di resilienza.

Ridefinire la generosità in chiave evolutiva

La ricerca educativa e psicologica è concorde nel riconoscere che il legame tra nonni e nipoti sia, nel complesso, un fattore protettivo per lo sviluppo, a patto che i nonni non si sostituiscano stabilmente ai genitori e che il loro aiuto non annulli la possibilità per il giovane di assumersi responsabilità crescenti.

Il supporto più profondo che i nonni possono offrire a un giovane adulto non consiste nel risolvere ogni problema, ma nell’accompagnarlo mentre impara a risolverli autonomamente. Questo tipo di generosità, più evolutiva, richiede consapevolezza e a volte capacità di tollerare la frustrazione di vedere il nipote fare fatica. Le evidenze disponibili indicano però che famiglie in cui le generazioni collaborano, condividono valori educativi e promuovono l’autonomia dei più giovani tendono a produrre adulti più competenti, sicuri di sé e meglio preparati ad affrontare le complessità del mondo contemporaneo con le proprie forze.

L’amore tra nonni e nipoti resta uno dei legami più preziosi dell’esperienza umana, ma necessita di evolversi nelle diverse fasi della vita. Questa forma di affetto richiede maggiore consapevolezza e a volte risulta più faticosa, ma costruisce adulti capaci e pronti ad affrontare la realtà con responsabilità e resilienza.

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